Vi presento Michele Benvenuto, classe 1964 e sacerdote di professione. Ci tengo particolarmente a raccontarvi i momenti salienti della sua vita affinchè possiate andare oltre la sua veste per scoprire una persona carica di talento, simpatia e sensibilità. Con la sua conoscenza, e di altri esponenti del clero, ho riflettuto sulla limitata visione dell’immaginario comune riguardo al mondo ecclesiastico, ovvero “il sacerdote e le suore pregano e predicano”. Ma siamo davvero sicuri che non si dedichino anche ad altro? Avete mai provato a chiedere al vostro parroco chi è, quali studi ha conseguito, qual è l’ultimo libro che ha letto, e quali sono gli interessi cui anche si dedica oltre la professione della fede? Sono sicura che rimmarreste stupiti dalle risposte. Alla fine dei conti, l’arte, come la fede, non è altro che un modo per raggiungere la pace dell’anima.
Ho incontrato Don Michele Benvenuto durante una passeggiata nel mio posto preferito di Treviso, la Riviera Garibaldi. Se ne stava seduto su una delle panchine che dominano il Sile, col capo chino e la mano in movimento su un blocco poggiato sulle sue gambe. Avevo già visto quel signore vestito di nero dalla testa ai piedi altre volte, sempre intento a disegnare. Da lontano scrutavo i suoi capolavori convincendomi sempre più che potesse essere un insegnante d’arte, forse per l’aspetto e la riservatezza. Ero certa del suo essere artista ma mai lo avrei immaginato sacerdote – neanche se mi avessero messo su quella strada con un indizio -, probabilmente perché nell’immaginario collettivo l’ecclesiastico si dedica alla predica e non alle proprie passioni, come se fosse un’entità diversa dal laico. Eppure Don Michele non è un’eccezione.
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Buona lettura.