Non sono un’assidua frequentatrice della palestra, non sono per niente atletica e non amo svolgere esercizio fisico al chiuso nutrendomi delle fatiche altrui che si odorano appena varcata la soglia d’entrata. Tuttavia, mi sono imposta di frequentarla due giorni a settimana, in soccorso alle mie articolazioni che stanno gridando vendetta… una sfida!
Vi entro, salgo le scale, attraverso i corridoi e arrivo a destinazione nella sala dei lavori di gruppo, dove almeno si ha la possibilità di sentirsi meno osservati e imbranati! Durante questo tragitto, osservo: chi è intento sul tapis roulant o altro marchingegno che fa muovere gambe e braccia, chi sta semplicemente seduto a relazionare, e poi ci sono loro, indistintamente uomo o donna, aitanti e muscolosi sollevatori di pesi, e quali pesi! La mimica facciale di quest’ultimi non mi suscita l’invidia per non essere altrettanto forte, e, sinceramente, nemmeno per la loro forma fisica strabordante.
Arriviamo al punto: per chi come me lavora nel settore dei disturbi alimentari, viene spontaneo identificarsi in un cannocchiale e mettere a fuoco le oscure ombre di chi fa dell’esercizio fisico una ragione di vita e di vanto che sfocia nell’ossessione. E così, può capitare di imbattersi in lei, la patologia regina nelle palestre: la Vigoressia.
Cos’è?
Il DSM-5 la definisce come una distorta percezione del proprio corpo che scatena la preoccupazione ossessiva che questo non sia abbastanza muscoloso, con una conseguente compulsione all’esercizio fisico. Per chi non lo sapesse, il DSM-5 è il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Chi colpisce?
Non c’è distinzione di età e sesso, anche se negli ultimi anni risulta l’aumento soprattutto fra i giovani maschi adulti e coloro che praticano body builder. Circa il 10% dei frequentatori delle palestre ne è affetto, ma sicuramente è una percentuale sottostimata a causa della difficile diagnosi.
Da manuale, non esistono delle cause specifiche che innescano la patologia, bensì alcuni fattori ne favoriscono la comparsa, come la familiarità genetica per disturbi ossessivo-compulsivi e/o alimentari, prototipi di bellezza idealizzati, e difetti fisici oggetto di derisione in età infantile e adolescenza.
I sintomi
Dispercezione corporea, ossessione per l’aspetto fisico e che il proprio corpo non sia abbastanza muscoloso.
Dipendenza dall’esercizio fisico, protratto per molte ore al giorno, anteponendolo alle relazioni e agli impegni lavorativi.
Controllo continuo dell’aspetto fisico allo specchio, o l’evitamento se è stato saltato l’allenamento.
Attenzione eccessiva nella preparazione dei pasti, consumo di cibi ipocalorici e iperproteici.
Uso di integratori alimentari e/o farmaci per potenziare la massa muscolare.